Gioielli di Vetro
Bianca Cappello

Fino dall’alba della Civiltà l’uomo ha usato la pasta di vetro per ornarsi e creare gioielli.
I primi gioielli realizzati con un impasto molto vicino a quello del vetro risalgono all’antica Mesopotamia e da allora la tecnica si è modificata e perfezionata passando dall’Antico Egitto, dove venivano realizzati componenti multiformi per gioielli in “faiance”, alla cultura minoica, che aveva il suo centro nell’isola di Creta, a quella dei Fenici, abili mercanti che portarono la cultura del vetro in tutto il Mediterraneo e le cui collane cerimoniali con perle a forma di protome umana (e divina) sono tutt’oggi conservate in vari musei in tutto il mondo.
Anche gli antichi romani apprezzavano il vetro e amavano particolarmente indossarlo sotto forma di coloratissimi braccialetti e verso la fine dell’Impero Romano d’Occidente, la pasta di vetro, preferibilmente di colore rosso, simbolo apotropaico di forza e vitalità, era un materiale molto amato dalle popolazioni germaniche, che usavano intarsiarlo nei loro gioielli.
Fino dal Medioevo, il vetro poteva essere usato per creare ciondoli zoomorfi oppure imitare le pietre preziose e le perle naturali ma forse la tipologia più conosciuta di vetro per gioielli è la perla. Le perle di vetro, in cui il colore, la forma ed il disegno sono tipici e ben definiti in base alla località e al periodo storico in cui sono realizzati, sono state considerate per molti secoli una pregiata merce di scambio percorrendo ampi tragitti tra le regioni sub sahariane, quelle mediorientali e la costa del Mediterraneo, arrivando all’estremo Nord dell’Europa, in Oriente e anche, a partire dal XVI secolo, attraversando l’oceano per giungere nelle Americhe.
Non si sa esattamente da quando a Venezia inizia la produzione vetraria ma, a partire dal XV secolo, abbiamo importanti documentazioni che attestano la produzione di perle di vetro, che sono ancora oggi uno dei tesori della Serenissima.
Dalle popolazioni tribali africane all’alta società aristocratica e borghese europea, i gioielli in vetro sono stati molto amati ed indossati per tutto il corso del XIX secolo.
Ai primi del Novecento in Francia il vetro si è reso interprete dello stile Art Nouveau attraverso i magnifici gioielli di Lalique, di Walter Almaric e di Gabriel Argy Rousseau mentre in Italia, tra Firenze e Roma, la tradizione è sempre stata saldamente legata alla complicata tecnica del micro mosaico in vetro veneziano, con cui si creavano preziosi e romantici cammei con paesaggi, fiori ed animali che andavano ad ornare braccialetti, orecchini, spille e collane.
Mentre in Boemia, oggi Repubblica Ceca, la produzione di perle di vetro si distingue per l’alta tiratura, per lo stampaggio e per il cristallo sfaccettato; sicuramente Venezia era, ed è tutt’ora, la patria sovrana della Perla di Vetro come pezzo unico, i cui virtuosismi hanno raggiunto vette altissime con perle di fama storica e internazionale come le rosette o chevron, le perle a lume e le perle millefiori, solo per citarne alcune.
Alla metà del Novecento, la produzione veneziana di gioielli in vetro ha ammaliato l’America con simpatiche collane dai colori sgargianti e dai soggetti leggeri e divertenti come frutti, uccellini e fiori.
Ad oggi diversi artigiani, artisti e designer si cimentano nella realizzazione di gioielli in vetro e questa è una realtà variegata e interessante dove il vetro è sia la gemma rara che il metallo prezioso.
Lo studio e la valorizzazione di questo materiale è un aspetto importante nella formazione dei giovani creativi, soprattutto in Italia dove l’importante tradizione vetraria può essere conosciuta, apprezzata e reinterpretata con successo in chiave contemporanea e innovativa.

Per approfondimenti:
Anderson Black, Storia dei Gioielli, a cura di Francesco Sborgi, Novara 1973
Deanna Farneti Cera, I gioielli della Fantasia, Milano 1991
Augusto Panini, Perle di vetro mediorientali e veneziane, VIII – XX secolo, Milano 2007
Lois Sherr Dubin, The History of Beads, NY 2009
Bianca Cappello, Augusto Panini, Giorgio Teruzzi, La Via delle Perle, Milano 2013
Bianca Cappello, La Bigiotteria Italiana del Novecento, in uscita per i tipi di Skira 2014



Il gioiello di vetro tra moda e design
Alba Cappellieri

A un primo sguardo il vetro non rientra tra i materiali tradizionali del gioiello e dell’accessorio moda. In realtà esso è largamente usato sin dall’antichità per simulare la preziosità delle gemme o per colorare con i suoi bagliori i bijoux che non ambiscono alla rarità o all’eternità.
In entrambi i casi il vetro ha rappresentato nella storia un succedaneo o un ripiego, raramente è stato considerato il protagonista assoluto della creazione, l’incipit della narrazione creativa. E’ quello che hanno fatto gli studenti di design della moda del Politecnico che hanno voluto esaltare la precaria fragilità del vetro, le sue luci policrome, il suo essere materia viva e vibrante.
A un’idea di ornamento prezioso per i materiali presentiamo qui la preziosità del progetto, dove l’antica tecnica della murrina, quella dei vasi romani di murrha, poi trasformata dai maestri vetrai veneziani attraverso la lavorazione della “canna millefiori”, è diventata l’ossessione progettuale per ornamenti contemporanei.
Questi progetti, incredibilmente vari per estetiche e riferimenti, dimostrano con evidenza la capacità del design di traghettare il passato nel presente, valorizzando le antiche tecniche in eccellenze dall’estetica contemporanea. Perchè il futuro ha un cuore antico.


Gioiello di vetro
I vetri veneziani sbarcano a Firenze

Angela Nocentini, Edoardo Malagigi, Fabrizio Lucchesi

Il triangolo formato dalle Accademie di Belle Arti di Firenze e Venezia e il Politecnico di Milano in collaborazione con tre delle principali aziende produttrici di perle di vetro a Venezia e Murano: Ercole Moretti, Alessandro Moretti e SUV ha dato vita a una larga sperimentazione sul gioiello di vetro. Il risultato è una serie di prototipi nati sia dall’ uso delle perle di vetro e che dal recupero di vetri di scarto.
E’ ripartito così anche quest’anno un workshop basato su un metodo di lavoro che si può assimilare al fortunato ciclo “Fashion In”: ogni anno si è tenuto un laboratorio congiunto, organizzato in collaborazione con alcuni atenei italiani, una sorta di viaggio pensato come piattaforma di scambio interdisciplinare tra studenti e i docenti, tra università e città.
E’ stata un’ occasione preziosa per avvicinare i giovani progettisti al mondo delle perle di vetro e alla loro origine millenaria.
“Avvicinare gli studenti di design del gioiello alla conoscenza del vetro come prodotto pregiato e tipico della tradizione Made in Italy promuovendo la realizzazione di un prototipo di gioiello in vetro o realizzato con parti in materiale vitreo.” Questo era l’obiettivo dichiarato dalla curatrice Bianca Cappello e questo è l’obiettivo che abbiamo raggiunto attraverso un percorso in cui il protagonista è stato il vetro e che ha dimostrato ancora una volta come sia possibile occuparsi di formazione in modo creativo attivando un fertile scambio tra varie discipline in modo che il sapere non sia diviso in compartimenti separati ma sia un patrimonio unico da condividere. A Firenze il corso di Design e quello di Scultura per la scenografia hanno coinvolto una cinquantina di studenti attivando un percorso di ricerca e aprendo un continuo dialogo tra docenti e studenti che ha accompagnato ogni atto formativo.
Si parte a luglio del 2014 da Firenze con una mostra dislocata su due sedi: la Galleria “La Corte arte contemporanea” e Studio Rosai, per poi proseguire con altre date e ed altre mostre . Un percorso in cui il protagonista è il vetro, dove saranno presenti le perle prodotte delle aziende ma soprattutto i progetti degli studenti di Venezia, Firenze e Milano e che dimostra come sia possibile occuparsi di formazione in modo creativo, attraverso lo scambio tra varie discipline. Una sezione della mostra sarà dedicata al percorso storico del monile di vetro, che ci porterà indietro nel tempo e lontano nello spazio e una parte sarà dedicata all’ affascinante mondo delle tecniche di produzione delle perle.
Ci auguriamo che da questo catalogo emerga come la varietà delle forme sia frutto di una corretta trasmissione della disciplina progettuale, in cui ogni studente ha colto un aspetto di se stesso e del proprio lavoro seguendo un percorso che partendo dalle tecniche e dalle abilità pratiche sia giunto a più ampie conoscenze mentali e manuali.
Ci auguriamo che l’espressività del vetro e la genialità degli autori abbiano prodotto nuove forme di design sostenibile sia per l’economia che per l’ambiente.


Un caleidoscopio di idee
Barbara Paganin

Trasparente oppure opaco,brillante o satinato, liscio o rugoso, sottile o spesso, incolore o variopinto, il vetro da secoli affascina l’uomo.
Quando poi, grazie al progetto “ Gioielli di Vetro “ promosso dal Dipartimento di Design della Moda diretto da Alba Capellieri e coordinato da Bianca Cappello, ci si trova difronte l’opportunità di poterlo manipolare, reinventare, trasformare ed utilizzare, la fantasia prende forma in maniera sorprendente e spettacolare.
Gli studenti del Liceo Artistico Michelangelo Guggenheim hanno vissuto questa esperienza progettando e realizzando spille, collane e qualche bracciale, utilizzando il materiale vitreo nelle sue molteplici varianti assieme all’argento, il rame, fili sgargianti di nylon o elastane.
Bottiglie tagliate diventano coralli e oggetti optical, semplici cabochon cambiano colore sovrapponendosi a lastre colorate, frammenti di bicchieri si trasformano in pietre preziose o se levigati dal mare, in nuvole.
La decontestualizzazione dell’elemento di scarto e la capacità di inventare ancora nuove perle, le conterie che diventano punti per creare dei pattern, le fusioni di lastre che inglobano fili metallici come nel vetro armato.
Un caleidoscopio di idee e creatività da questi giovani designer pieni di energico entusiasmo.


Accademia di Belle Arti di Venezia, corso di Design
Roberto Zanon

Il tema del progetto di un gioiello in vetro per gli studenti del corso di Design al Triennio dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, molti dei quali al primo anno, poteva rivelarsi un brief insormontabile, anche perché era richiesta la concretizzazione fisica del manufatto. Sorprendentemente però la risposta c'è stata e pochissimi degli iscritti iniziali al corso hanno desistito dall'impresa.
Il tema era ostico anche dal punto di vista della metodologia, essendoci eterogenei fattori da far coesistere: la necessità della realizzazione; la non disponibilità di un laboratorio attrezzato; le scadenze serrate da rispettare; i vetri appartenenti a diversificate tipologie.
Pur lasciando la libertà di interpretazione nell'approccio al progetto, era stata suggerita la seguente ipotesi procedurale:
- scegliere un manufatto in vetro, possibilmente un vaso rovinato o una bottiglia o delle perle di Murano scartate da una vetreria;
- frantumare (con la dovuta attenzione!) l'oggetto;
- individuare una o più azioni e arrivare alla definizione di un gioiello reinterpretando i pezzi dell'oggetto frantumato.
L'azione poteva essere: estrapolare, ricomporre, riunire, inglobare, smussare, interpretare o altra operazione decisionale, cercando di ridurre al minimo i materiali accessori messi in opera l'azione scelta.
Alla fine si è arrivati alla definizione di una sequenza di gioielli che, seppur inevitabilmente eterogenei, sono comunque portatori, nel loro complesso, di una dichiarata e rintracciabile coerenza progettuale.



Catalogo: Universitas Studiorum Edizioni

Promosso da Politecnico di Milano, dipartimento di Design della Moda
In collaborazione con: Accademia di Belle Arti di Firenze, Accademia di Belle Arti di Venezia
Progetto collaterale: Liceo Artistico Statale Michelangelo Guggenheim di Venezia
Con il patrocinio di: Comitato per la tutela della Perla Veneziana, Compagnia delle Perle
Advisor: Ercole Moretti, Costantini Glass Beads, SUV Venetian Beads, Antares Venezia
Sponsor tecnici: La Corte contemporanea, Studio Rosai, Abate Zanetti, Artsystem>